Pet Day: Animali da compagnia e divorzio, facciamo chiarezza
L’11 aprile si festeggia il Pet Day, una giornata speciale per ricordare l’importanza dei nostri amici a quattro zampe nella vita di tutti i giorni.
Quasi una famiglia su due possiede un animale da compagnia, che sia cane, gatto, coniglio o un pesciolino rosso. Ma vi siete mai chiesti cosa succede quando la coppia decide di divorziare?
Si tratta di una contrapposizione tra l’assenza di una tutela per gli animali nel codice civile italiano ed il riconoscimento europeo dei trattati di Lisbona. Nel trattato europeo viene sancito che l’animale da compagnia è a tutti gli effetti un “essere senziente”. Con questa definizione viene messo nero su bianco che cani e gatti, possiedono sentimenti e volontà proprie.
Gli animali non sono beni materiali ma hanno una loro coscienza
In Italia ancora non vi sono delle indicazioni precise su come agire in caso di divorzio. Se i due coniugi non riescono a trovare un accordo, il giudice di pace sceglierà la migliore soluzione secondo la valutazione del caso. In alcune sentenze il giudice ha preferito dividere in egual misura obblighi e piaceri: spese suddivise al 50% e custodia del quadrupede a settimane alterne. In altri casi invece viene scelto, spesso di comune accordo, di badare alle spese di mantenimento delle visite del veterinario e altre spese accessorie.
Vi sono state differenti proposte di legge che presentavano una misura molto simile a quella dell’affidamento dei figli riguardo la custodia ed un contributo per il mantenimento proporzionato al reddito.
Minori e animali in caso di divorzio
Il cane, il più delle volte, è il miglior amico dei bambini. In caso di divorzio capita spesso che per non separare il minore dal proprio compagno di giochi, la figura economicamente più forte dovrà farsi carico non solo del mantenimento del figlio e dell’ex coniuge ma anche del quadrupede.
Affidamento esclusivo per vendetta
In alcuni casi è possibile che uno dei coniugi sia interessato a togliere l’amico a quattro zampe semplicemente per puro sgarbo. In questi casi potrebbe essere necessaria la perizia di etologi ed esperti in grado di interpretare le volontà dell’animale nei confronti di uno o l’altro padrone. Ma il vuoto legislativo lascia al giudice ampia scelta alla risoluzione del problema.