Faceapp il boom improvviso
In brevissimo tempo, Faceapp, l’applicazione con il filtro di invecchiamento più dettagliato degli ultimi anni, ha raccolto i dati di migliaia di volti. Dal calciatore al cantante fino ad arrivare a politici e influencers. Una quantità enorme informazioni private è raccolta in server privati differenti dall’azienda che ha prodotto l’applicazione.
Le normative della privacy sono molto vaghe, secondo gli esperti l’IA che agisce per la modifica facciale sembra essere molto complessa e richiede una potenza di calcolo che solo apparecchiature veramente potenti possono sviluppare, le proprie foto quindi sono tracciate e raccolte in un server esterno.
Gli investigatori privati attenti ai fenomeni social
Gli hashtag hanno scatenato l’effetto a catena dell’utilizzo di Faceapp. In questi ultimi giorni infatti è spopolato quello di #faceappchallenge consiste semplicemente di fare il confronto della propria foto con il filtro invecchiato. Tutto è apparso molto divertente agli occhi delle persone del mondo dello spettacolo. Spesso molti furti di dati sensibili sono apparsi come gioco, anche i risultati del test di Facebook “descrivi la tua vita digitale” sono finiti in mano a terze aziende (Cambridge Analitica).
La nostra agenzia investigativa si preoccupa molto dell’importanza della privacy policy. Molti credono che il trattamento dei dati personali di un’azienda sia già precompilata, identica su tutte le applicazioni che si trovano su google apps. La situazione è ben differente dalla realtà, infatti ogni applicazione ha un suo trattamento dei dati. Si tratta spesso di una raccolta di informazioni che vengono usate dall’azienda stessa per migliorare il servizio o capire il tipo di cliente.
Il rappresentante dei democratici del senato USA Chuck Schumer, chiede l’apertura delle indagini da parte dell’FBI.
A preoccupare il senatore è il fatto che, sebbene l’azienda abbia sede a San Pietroburgo, nessuno conosce precisamente in quale locazione andranno a finire le foto. Nella Policy Privacy di Faceapp è scrtitto che “alcune foto potrebbero rimanere nel server onde evitare l’accumularsi dell’elaborazione di immagini identiche”. Inoltre viene definito che i dati non verranno elaborati dalla stessa azienda.
Nell’inchiesta di Altroconsumo si fa riferimento al fatto che, nel caso l’azienda chiuda i battenti, tutti i dati raccolti finirebbero agli affiliati.
In alcune applicazioni, come questa, il comportamento dell’utente viene tracciato già dal download dell’app. Quindi senza accettare il consenso del trattamento dei propri dati personali. Altro problema è l’accesso ai file multimediali di whatsapp nel quale possono venire integrate, nella raccolta dati, anche persone che non hanno scaricato l’app.
L’agenzia investigativa, in questo caso, può aiutarti a prevenire il furto dei i propri dati dallo smartphone.
Nel caso i propri device si trovano già sotto attacco, l’investigatore privato si muoverà con l’obietivo di effettuare bonifiche informatiche.